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La danza nel mondo

La danza. Dal balletto ai balli etnici

Osservando la maggior parte dei testi che parlano di danza internazionale si può notare come essi dedichino uno spazio di gran lunga superiore a quella danza che è il balletto, mentre tutto il resto del mondo composto dalle tutte le altre forme di danza viene condensato in poche pagine.

Il balletto, dalla sua origine ad oggi è cambiato molto, assumendo di volta in volta un ruolo di maggior prestigio. Diventando universale.

Tutte le altre danze che a mano a mano si sono venute a scoprire o a creare sono sempre state messe in una posizione di inferiorità rispetto al balletto, rimanendo nelle loro forme locali e accompagnate dal termine “etnico” che la cultura occidentale ha creato per loro. Con il termine etnico possiamo spaziare su vari temi, osservando come nella sua origine abbia avuto una connotazione negativa per indicare forme di arte provenienti da culture molto lontane e diversa dalla nostra, tipicamente “occidentale”.

In questo articolo andremo a vedere come in modo indiretto le arti come la danza, il canto e la musica se affiancate al termine “etnico” possano risultare inferiori ad altre forme di arte più familiari alla nostra cultura proprio come il balletto.

Balletto: prima forma di danza riconosciuta come raffinata

Il balletto come forma di danza teatrale occidentale indica un’azione scenica basata sulla danza, quasi sempre accompagnata da musica. Ma quando nominiamo il ‘balletto’ a cosa ci riferiamo? All’immagine della ballerina bianca che danza sulle punte? All’idea del teatro della scala? Ad una danza raffinata e classica?

Partendo a ritroso, il balletto è un termine di origine italiana, nato nelle corti rinascimentali e poi esteso a quelle europee. Esso consisteva in più scene, usando tematiche mitologiche che assumevano toni solenni, allegorici, comici o grotteschi. La disposizione era a cerchio, così che gli spettatori attorno alla scena potevano scambiare il ruolo con i danzatori.


Solo nel XVII secolo avvenne il passaggio dai saloni cerimoniali ai teatri da palcoscenico.  Fu con il Rinascimento che questa arte fino al quel momento presente sia nelle feste popolari che nelle cerimonie di corte, divenne più raffinata e strutturata, influenzando le altre realtà europee.

Da intrattenimento di corte, con il passare del tempo, il balletto si trasformò in un passatempo borghese e quello del ballerino un mestiere. Danzatori e musica erano uniti da coreografie create da geni artistici messe in scena per gli spettatori.

Il balletto è divenuto oggi come un qualcosa che solleva l’uomo dalla realtà, occupando uno spazio dominante rispetto alle altre idee di danza. Le rappresentazioni di balletto si esibiscono a teatro per ricreare al meglio un’ambiente dove lo spettatore riesce ad entrare nella scena contemplandola. Il balletto viene visto come un qualcosa di raffinato, elegante che segue degli schemi ben precisi e il ballerino è l’artista che riesce a far emergere dai movimenti del suo corpo ciò che si intende rappresentare. Movimenti studiati e allenati, modellando il corpo stesso dei ballerini, visti essi stessi come arte.

Quando il sapere occidentale iniziò ad interessarsi alle danze di altre popolazioni non occidentali, il balletto si era già costituito come danza teatrale da circa due secoli, assumendo il ruolo naturale di danza raffinata, colta, l’unica in grado di elevare l’uomo a quel grado di bellezza.

Questa espressione di cultura raffinata e progressista, densa di significati e profondamente storica che gli storici della danza diedero al balletto, venne negata invece alle danze di altri popoli e che assunsero la definizione riduttiva di danze etniche.


La nascita della terminologia di danza etnica

L’antropologia nordamericana usa l’attributo ‘etnico’ per raggruppare le cosiddette danze africane, indiane, amerindiane del pacifico, e dove il balletto è visto come classico e le danze etniche come tradizionali.

Ancora, la danza europea e statunitense del 900 è ritenuta danza moderna e contemporanea, mentre tutte le danze etniche sono definite come primitive, anche quelle che si sviluppano nel xx secolo. La danza presso gli altri popoli viene spesso vista spontanea, esuberante, collettiva, disorganizzata, infantile, senza regole e schemi; la danza teatrale invece è vista come arte strutturata, razionale e frutto del genio artistico del coreografo.

Notiamo quindi che nel balletto si impone una certa superiorità, eleganza e raffinatezza rispetto alle altre danze. Questa superiorità conferita al balletto fu dettata dal fatto che:

  • a differenza delle altre danze, il balletto, secondo alcuni, era pensato, organizzato e razionale;
  • il pensiero occidentale che ha cercato di dominare tutta la scena del mondo e ancora oggi ritroviamo un po’ questa arroganza;
  • È stata l’unica danza conosciuta prima della scoperta degli altri tipi di danza e per questo l’unica degna di contemplazione, diventando lo standard di danza che tutti dovrebbero assumere per rendere le loro arti raffinate.

Per questo tutto ciò che era diverso dal balletto era visto come primitivo, infantile, spontaneo, senza significato e non degno di contemplazione.

Fu così che critici e studiosi ritenuti competenti nel campo della danza hanno etichettato altre forme di danza, diverse dal balletto, in “etnico” o “popolare”.

Il termine ‘etnico’ veniva quindi usato con senso dispregiativo per affiancare quelle espressioni artistiche che secondo gli esperti non erano degne di essere riconosciute come vere e proprie forme di arte raffinata. E questo valeva non solo per la danza ma per tutte le espressioni artistiche provenienti da culture ritenute “esotiche”.

 Anche gli antropologi agli albori sono caduti in questa trappola, più che altro per giustificare il pensiero evoluzionista che vi era in quel periodo, o ingabbiati nel pensiero occidentale che per loro era la normalità e tutti gli altri modi di pensare era stranezza.

Critiche al termine etnico

Il termine etnico con la sua definizione ha avuto molti ripensamenti e critiche nel corso del tempo.  

Proviene dal termine Etnia, dove, secondo la tradizione Weberiana, viene usato per trattare di quei popoli con una “nazione senza stato”, capaci di autogovernarsi. Raggruppamenti umani fondati su caratteri morfologici, culturali e linguistici. Alcuni antropologi hanno criticato il fatto che con questo termine si viene a sottolineare la differenza di una cultura rispetto a quella occidentale, come se quest’ultima fosse più importante o fosse diventata la normalità nella mente delle persone. Cosi come avviene per la cultura avviene anche per le arti e per la danza applicandogli l’etichetta di “ETNICO”, come se l’arte occidentale, il balletto, fosse lo standard per avvicinarsi al raffinato e all’elegante, ma anche al “normale”.

Questa definizione ad oggi è superata dall’antropologia. Molti antropologi hanno sottolineato il carattere arbitrario e costruito delle appartenenze etniche, evidenziando i fenomeni politici che sono alla base della nascita di questi gruppi etnici.

Antropologi come Jean-Loup Amselle ritengono che il concetto di ‘etnia’ deve essere decostruito, in quanto può assumere diversi significati e il suo valore varia a seconda del contesto in cui si usa.

Così come anche Annamaria Riviera che rileva in questo termine una connotazione negativa, ossia il fatto che nasconda un pregiudizio, e come in alcuni casi possa sostituire il termine più spregiativo di “razza”. Per altri antropologi l’uso di questo termine nasconde insidie, dove per essere utilizzato bisognerebbe prima essere ben definito.

Con il termine “danza etnica”, quindi, potremmo indicare tutte quelle danze non occidentali differenti dalla danza standard del balletto. Come termine occidentale possiamo criticare il fatto che possa nascondere una gerarchizzazione della danza.

Danza Etnica e il caso Murga

Vi sono molte danze nel mondo, più o meno conosciute, alcune sviluppate prima di altre, ma non per questo meno degne di significato o meno importanti. Usare l’aggettivo ‘etnico’ nella danza può essere sbagliato in quanto potrebbe indirettamente nascondere pregiudizi o sottovalutarne l’importanza.

Con il termine etnico ci viene in mente una danza che esprime le caratteristiche di una determinata società.

Ma è giusto affibbiare l’etichetta di etnia a una danza solo perché è estraneo alla cultura occidentale?  

Per il momento possiamo affermare che gli antropologi come molti altri studiosi stanno tuttora lavorando su questo termine, cercando eliminare la parte che potrebbe svilire le altre arti non occidentali.

Tutt’oggi pero il termine etnia viene ancora usato indicando arti e culture tipiche di paesi non occidentali, cercando di usarlo in modo corretto senza tenderlo al “razzismo”.

Ogni danza, per quanto indecifrabile possa essere agli occhi occidentali, ha un proprio significato.

Etnicità deve essere letta come il prodotto di un’interazione tra gruppi e non come il risultato di una tendenza al separatismo, cioè quella tendenza di separare l’arte o una danza da tutte le altre culture in quanto propria di una sola.

Prendiamo il caso della Murga. Si sviluppa in Uruguay all’inizio del XX secolo. Si tratta è una forma di teatro di strada che coniuga musica, danza e recitazione, con una forte connotazione satirica e parodistica. E’ una forma d’arte di strada che mette in scena la ribellione degli schiavi afro-discendenti, attraverso salti che simboleggiano il momento di liberazione delle catene. Questa danza acquisisce uno statuto locale specifico in Argentina, con il nome di Murga Porteña, in particolar modo durante il carnevale.

La danza si caratterizza per i salti e i calci in aria a ritmi frenetici, ricordando i movimenti della Capoeira. Per quanto questa danza appaia come momento liberatorio e creativo, segue figure ben precise e il danzatore deve essere cosciente del suo posizionamento nello spazio, cosi come quello dei suoi compagni affinché possa coordinarsi al meglio con loro e seguire i ritmi della musica. Il caso della Murga fa notare come questa danza sia ben studiata e architettata e per niente infantile o primitiva.

Come il balletto della scala anch’essa deve seguire delle figure e degli schemi per rappresentare al meglio il significato.

Per quanto riguarda il fatto che viene circoscritta ad una determinata cultura, si può notare che questa danza si diffuse gradualmente in tutto il territorio italiano, arrivando a Roma nel 2001.  Nonostante mantiene un legame forte con le danze argentine, qui assume una nuova peculiarità e configurazione locale, contaminandosi con esso e costruendo nuovi nodi di significato. Ritroviamo elementi di capoeira, circo, tango, candomblè che risuonano nei suoi passi ma senza limitarla a una categoria stilistica, in quanto ogni danza è suscettibile di influenza. L’unica categoria a cui questa danza sembra non sfuggire, almeno in sud America, è quella di “danza etnica”.

Questa danza etnica, quindi, si è sviluppata in una particolare regione del globo, ma nonostante la sua diffusione, come altre danze, il termine etnico non lo perde mai.

Danze etniche nel mondo

Ecco un esempio di danze etniche nel mondo:

  • la danza africana in Africa: il continente africano ha da sempre avuto un rapporto molto stretto con musica e danza. Esse non significano solo divertimento ma hanno un significato più profondo: i canti e le danze accompagnano la vita quotidiana in ogni momento, felice o triste che sia.
  • danza del ventre in Egitto: Il ventre è il luogo della procreazione, come sorgente di vita. Esso è collegato alla figura della donna madre, simbolo della fecondità e della fertilità. La nostra attenzione quindi sarà concentrata sul corpo della donna e sulla figura della Grande madre nell’antica civiltà Mesopotamica.
  • flamenco in Spagna: Il flamenco è un tradizionale stile di danza e musica che arriva dall’Andalusia, in Spagna. Influenzato dal popolo nomade dei Gitani, affonda le sue radici nella cultura dei Mori e degli Ebrei. Questo stile all’origine era praticato solo nella zona dell’Andalusia ma oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale della Spagna intera. Parlare del Flamenco come una danza è riduttivo, esso è uno stile di vita. Nasce come canto senza musica; chitarra e danza si aggiungono in seguito.
  • danze latino-americane : dove ne troviamo diverse come
    • il Samba nato in Brasile;
    • il Cha cha cha originario di Cuba;
    • la Rumba anch’essa cubana;
    • il Paso Doble proveniente dalla Spagna; il Jive di origine nord-americana
  • Le Danze Caraibiche: mescolano ritmo, vivacità e sensualità e comprendono
    • la Salsa (le principali sono quelle cubana e portoricana)
    • il Merengue: ritmo travolgente della Repubblica Dominicana
    • la Bachata: tradizione della gente povera della Repubblica Dominicana
  • Tango in argentina: L’origine del tango, un fenomeno culturale che comprende il ballo, la musica, la canzone e la poesia, è tanto affascinate quanto leggendaria. L’unico aspetto che trova tutti d’accordo, sta nel suo luogo di nascita, unanimemente riconosciuto nella Buenos Aires della fine ‘800, una città in forte espansione, che sperimentava una sorprendente crescita demografica, provocata per lo più dalla esplosiva massa di immigrati provenienti da tutto il mondo.
  • danza indiana sacra e Bollywood: per la tradizione indiana, la danza non è una conseguenza di un’invenzione umana. Come i testi sacri appartenenti alla “Sruti”, essa prende origine da una rivelazione divina. A Brahma, il divino creatore, si attribuiscono le scritture ‘originali’ considerate sacre, che trattano l’arte del teatro, della mimica, della danza e della musica. Brahma creò la danza per soddisfare le richieste degli altri dei. In generale, la danza indiana propone azioni e movimenti che si riferiscono sia a comportamenti umani che divini.
  • Capoeira Brasile : arriva direttamente dal Brasile. Nata come arte da combattimento, oggi fa parte della cultura brasiliana. Questa danza si è diffusa arrivando anche in Italia.
  • Danza irlandese: comprende la “CEILI DANCE”, la “STEP DANCE” e la “SET DANCE”. La storia di questo ballo nasce dalla popolazione con l’espansione e le invasioni verso Irlanda. Ci sono soltanto riferimenti vaghi alla storia remota di ballo irlandese, ma c’è traccia che i primi ballerini furono i drudi, che ballavano nei rituali religiosi in onore della natura.
  • Haka in Oceania: danza resa celebre dalla squadra di rugby neozelandese, gli All Blacks. Ha origini nel popolo maori e non è solo una danza di guerra, ma può esprimere sia felicità che dolore. Questa danza non presenta musica, ma vi è solo l’accompagnamento vocale dei partecipanti e il ritmo viene scandito dal più anziano del gruppo (se si tratta della squadra di rugby, non è il capitano).
  • La Danza del Drago\La Danza del Leone in Asia: elementi fondamentali per queste due tipo di danze sono i tamburi, i colori e la festa. Entrambe hanno origine in Cina e vengono celebrate principalmente durante le festività come il capodanno e la festa di metà autunno. I danzatori sono veri e propri acrobati delle scuole di Kung Fu, dove sul ritmo delle percussioni si muovono i due animali dando vita a coreografie molto belle.

Conclusione

Abbiamo visto come il concetto di danza etnica venne creato per differenziare quel tipo di danze dalla classica danza occidentale, quale è il balletto. Differenziarla in quanto vi era il pensiero comune che queste danze fossero infantili e spontanee prive di significato e per questo affatto raffinate e quindi inferiori al balletto.

Questo termine è nato in occidente e son stati gli esperti di danza di cultura occidentale a decidere quali forme di danza erano da etichettare come etniche e quali no. Per lungo tempo anche gli antropologi sono caduti in questa “trappola”, ma nel tempo hanno cercato di spogliare di possibili discriminazioni un concetto complesso come “etnia” e quindi a sua volta l’aggettivo “etnico”.

Con gli esempi stilati sopra, si può osservare quanta raffinatezza ed eleganza ci possa essere in una danza etnica, di quanti significati possa nascondere un termine solo; si può osservare come una danza etnica rimane così etichettata pur quando si espande in altri territori e come queste danze siano flessibili creando ibridazioni tra esse.

Non possiamo escludere il fatto che le danze etniche non siano occidentali, in quanto prodotto di altre culture, ma allo stesso tempo con questa etichetta si rischia di irrigidire gli schemi di una certa danza.

Quindi, per concludere, sia il balletto occidentale che le forme di danza non occidentali sono raffinate, eleganti, studiate. Nessuna danza è superiore o inferiore.

Prendiamo il termine di danza etnica come un qualcosa prodotto in un’altra società, ma non per questo meno importante del balletto.
Non riuscendo a spogliare le danze delle altre culture da questo termine, neanche quando si diffondono in altre zone del globo, cerchiamo di auto criticare i nostri stessi termini che abbiamo creato (“etnico”), interrogandoci se è di un pensiero radicato troppo in occidente.

Tutte le danze del mondo, etniche o non, sono di vitale importanza. Ci raccontano una storia, una situazione, un amore, una fede, una lotta. Ogni danza mette a nudo dei sentimenti. Ogni danza merita di essere contemplata. Ogni danza è raffinata per quanto anche popolare possa essere. Ogni danza è elegante a modo suo, in base ai propri stili di vita. Ogni cultura ha il proprio gusto, la propria idea di bellezza, la propria idea di danza e nessuna civiltà ha il diritto di sminuire le culture altrui e i loro modi di pensare e di vedere il mondo o di espellere i sentimenti. Ogni danza ha un proprio standard che deve seguire e nessuna di queste al mondo può essere paragonabile a un’altra.

Vi salutiamo come sempre con i nostri consigli per approfondire il tema trattato in questo articolo. Buona lettura e buona visione!

Se vi è piaciuto questo articolo, vi invitiamo a leggere gli altri nostri articoli di antropologia: Shock culturale: esiste davvero?; Sacro e Profano: il ruolo dei tabù; Il matrimonio: esiste una definizione universale?


Autrice: Greta Pigliacampo, tirocinante presso la nostra Associazione, studentessa di Antropologia all’Università di Bologna

LETTURE CONSIGLIATE

  • “Le danze indiane” di Maria Angelillo;
  • “La più antica delle danze e il suo potere curativo. Danza del ventre” di Flavia De Marco;
  •  “Granny Dan. La ballerina dello zar” di Danielle Steel;
  • “ La storia di Hester”, dell’autrice Adèle Geras;

FILM CONSIGLIATI

  • “Save the last dance” di Thomas Carter;
  • “Pina” di Wim Wenders;
  • “Dirty dancing: balli proibiti” di Emile Ardolino;
  • “Ti va di ballare?” di Liz Friedlander;
  • “Flashdance” Adrian Lyne;
  • “Shall we dance” di Peter Chelsom;
  • “Rize- alzati e balla” di David LaChapelle.

FONTI

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